giovedì 1 dicembre 2011

Quando una madre è stanca e disperata

Ieri sul nostro sito è apparso un commento di una madre (divorziata) di due ragazzi e la più grande è iscritta all’Università. Guadagna uno stipendio di mille euro al mese ed è costretta a lavorare in nero per mantenere un livello di vita dignitoso alla sua famiglia. Non percepirà la borsa di studio per sua figlia, e si domanda se dovrà andare a chiedere l’elemosina davanti a una chiesa. Parole dure e dirette per denunciare una situazione difficile per tutti in questo momento di grande incertezza e ancor più per chi si trova a vivere la condizione di separato. Ho già avuto modo di ascoltare in altre occasioni lo sfogo di chi si ritrova con alle spalle un matrimonio o una convivenza andati in fumo. Con problemi di sopravvivenza o con mancata corresponsione degli alimenti. Non ho idea di quale sia la condizione di chi ci ha scritto - il testo integrale può essere recuperato sulla notizia relativa alla mancata assegnazione di 400 borse di studio all’Unimol - ma è indubbio che il suo grido ha più il sapore della denuncia, piuttosto che di aiuto. Ciò che mi ha colpito è l’evidenziare di aver raggiunto il limite, di essere stanca e disperata. Di queste cose dobbiamo parlare dando più spazio sulle nostre pagine per evidenziare le difficoltà della condizione umana in questa regione  che siamo chiamati a raccontare. A cathyng@alice.it non posso che ribadire la disponibilità a farmi da altoparlante, da cassa di risonanza del suo disagio e di tutti coloro che ritengono utile farlo. Un grande “sfogatoio” dove riversare i propri problemi. Sono convinto che condividere le difficoltà può lenire la pena. Anche perché le certezze sono poche e sono sempre in forte crescita. Abbiamo il dovere di difenderci.
Pino Cavuoti

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